La terapia psicofarmacologica consiste nella somministrazione di farmaci in grado di interagire con i recettori e i neurotrasmettitori del sistema nervoso centrale, modulandone la loro attività al fine di creare le condizioni biologiche per un miglioramento sintomatologico e di conseguenza una condizione di buon compenso psichico.

 

 

Ansiolitici - Ipnoinducenti

 

Sono compresi sotto questa definizione farmaci il cui effetto clinico è quello di ridurre lo stato d’ansia e/o di indurre il sonno.

La principali classe di ansiolitici/ipnoinducenti è rappresentata dalle benzodiazepine. Le azioni comuni a tutte le benzodiazepine sono quella ansiolitica, sedativa, ipnoinducente, miorilassante ed anticonvulsivante. Le benzodiazepine agiscono aumentando la trasmissione sinaptica GABAergica che un’azione inibitoria sulla liberazione di altri neurotrasmettitori. Le benzodiazepine sono farmaci relativamente maneggevoli, tuttavia possono determinare tolleranza e dipendenza, motivo per cui generalmente se ne consiglia un uso della durata complessiva non superiore alle 8-12 settimane compreso un periodo di sospensione graduale. In determinati casi, può essere necessaria l’estensione oltre il periodo massimo di trattamento ma ciò non deve avvenire senza rivalutazione della condizione del paziente

Le più comuni benzodiazepine ad azione prevalentemente ansiolitica sono: lorazepam, oxazepam, alprazolam, bromazepam, etizolam, diazepam, delorazepam, ketazolam, prazepam.

Le più comuni benzodiazepine ad azione prevalentemente ipnoinducente sono: triazolam, brotizolam, estazolam, lormetazepam, flunitrazepam, flurazepam, nitrazepam.

Altri farmaci ad azione ansiolitica e/o ipnoinducente sono ad esempio: zolpidem, zopiclone, zaleplon, pregabalin, idroxizina, propranololo, melatonina, valeriana, melissa, passiflora, biancospino.

 

Antidepressivi

 

Gli antidepressivi sono una classe di farmaci, appartenenti alla categoria degli psicofarmaci, utilizzati nel trattamento di diverse patologie psichiatriche come i disturbi depressivi (depressione maggiore, distimia), i disturbi d'ansia e dell'umore ma anche condizioni non prettamente psichiatriche.

Nonostante il loro nome, gli antidepressivi non vengono usati solo nel trattamento dei disturbi depressivi ma si sono dimostrati efficaci nella cura di altre condizioni quali i disturbi dell'ansia (ansia generalizzata ed attacchi di panico), il disturbo ossessivo compulsivo, i disturbi dell'alimentazione (es. anoressia e bulimia) , disturbo post traumatico da stress, alcuni disturbi della sfera sessuale (come l'eiaculazione precoce) e alcuni disturbi mediati dagli ormoni (come la dismenorrea, vampate post-menopausa, depressione post-partum o il disturbo disforico premestruale), il deficit di attenzione e iperattività (ADHD) e l'abuso di sostanze stupefacenti. Gli antidepressivi sono talvolta utilizzati per il trattamento di altre condizioni non prettamente psichiatriche come le emicranie, il dolore cronico, l'enuresi notturna, fibromialgia, disturbi del sonno o della roncopatia.

Esistono molti tipi di antidepressivo che possono essere classificati in base al loro meccanismo d'azione fondamentale, principalmente in inibitori del reuptake delle monoammine (che bloccano i processi di recupero di questi neurotrasmettitori), inibitori degli enzimi degradativi (come gli IMAO) e agonisti/antagonisti recettoriali (cioè dei farmaci in grado di attivare o disattivare particolari "interruttori" biologici).

Le principali classi di antidepressivi sono:

  • Antidepressivi Inibitori Selettivi della Ricaptazione della Serotonina (SSRI): es. citalopram, escitalopram, paroxetina, fluoxetina, fluvoxamina, sertralina
  • Antidepressivi Inibitori della Ricaptazione della Serotonina e Noradrenalina (SNRI): es. venlafaxina e duloxetina
  • Antidepressivi Inibitori del reuptake della dopamina e della noradrenalina (NDRI): es bupropione
  • Antidepressivi Inibitori della Ricaptazione della Noradrenalina (NaRI): es. reboxetina
  • Antidepressivi Noradrenergici e Serotoninergici Specifici: es. mirtazapina
  • Antidepressivi Triciclici (TCA): es. imipramina, amitriptilina, clomipramina, doxepina, dosulepina, trimipramina, nortriptilina, tianeptina
  • Antidepressivi Inibitori della monoamino ossidasi (IMAO): es. tranilcipromina, fenelzina, isocarboxazide, moclobemide
  • Altri: es. trazodone, agomelatina, amisulpride, mianserina, nefazodone, S-adenosil-L-metionina

Stabilizzatori dell’umore

 

In farmacologia gli stabilizzanti dell’umore sono farmaci il cui effetto clinico è quello di prevenire le fluttuazioni patologiche del tono dell’umore in diverse sindromi psichiatriche quali il disturbo bipolare e il disturbo schizoaffettivo.

I principali Stabilizzatori dell’umore sono:

  • Litio.
  • Acido Valproico.
  • Carbamazepina.
  • Lamotrigina.

 

Antipsicotici

 

Il termine antipsicotico indica una famiglia di psicofarmaci che agiscono su precisi obiettivi neurotrasmettitoriali (notoriamente diminuendo l’attività della dopamina nel cervello) e vengono principalmente utilizzati per il trattamento delle psicosi, della schizofrenia, della fase maniacale del disturbo bipolare, degli stati di agitazione e a volte nel disturbo depressivo cronico.

Sono storicamente raggruppati in due differenti classi in base al loro meccanismo di azione: quelli di prima generazione e quelli di seconda generazione, i quali presentano generalmente un miglior profilo di effetti collaterali e sono perciò più comunemente prescritti.

I più comuni antipsicotici di prima generazione sono: aloperidolo, clorpromazina, flufenazina, perfenazina, clotiapina, zuclopentixolo, pimozide.

I più comuni antipsicotici di seconda generazione sono: clozapina, risperidone, olanzapina, quetiapina, aripiprazolo, ziprasidone, asenapina, paliperidone, lurasidone, cariprazina.