La memoria è quella funzione cognitiva mediante la quale le informazioni acquisite dalle esperienze vengono conservate e riutilizzate nuovamente dalla coscienza.

La memoria si fonda su molteplici funzioni cognitive (stato di coscienza, attenzione e concentrazione, ecc.), ma è di particolare importanza anche la relazione con l’affettività (come dimostra il meccanismo della rimozione per cui viene rimosso un determinato ricordo associato a determinati stati emotivi).

La memoria rappresenta il presupposto per l’apprendimento ed il riconoscimento di ciò che percepiamo.

La memoria può essere suddivisa in varie fasi:

  • memoria di fissazione o codifica (encoding): cioè la capacità di apprendere e di aggiungere ulteriori elementi al serbatoio della memoria;
  • memoria di archiviazione (storage): cioè la capacità di consolidamento delle informazioni nell’archivio dei ricordi, per essere richiamate alla coscienza in determinate situazioni;
  • memoria di rievocazione (retrieval): cioè la capacità di riportare alla coscienza, in un dato momento, ricordi archiviati.

Inoltre distinguiamo la memoria in:

  • memoria a breve termine (primaria): cioè la capacità di apprendere e conservare un’informazione nell’archivio momentaneo e riuscire a richiamarlo in un lasso di tempo di pochi minuti dopo l’apprendimento;
  • memoria a lungo termine (secondaria): cioè la capacità di apprendere, conservare e richiamare a lungo (mesi e anni) un’informazione.

alterazioni ricordi

Psicopatologicamente le alterazioni della memoria possono essere classificate in vario modo in base a differenti parametri.

In base all’entità sono classificate in:

  • alterazioni della memoria globali o generalizzate: quando sono interessati tutti i ricordi;
  • alterazioni della memoria selettive: quando riguardano specificatamente un certo ambito.

In base alla durata sono classificate in:

  • alterazioni della memoria permanenti: quando il disturbo si presenta in maniera continua, duratura e perenne;
  • alterazioni della memoria transitorie: quando il disturbo si presenta in maniera momentanea, provvisoria e passeggera.

In base alla quantità, le alterazioni della memoria sono classificate in:

  • aumento della memoria: sono anche dette ipermnesie e si distinguono in:
    • permanenti: di natura non patologica, riguardano persone particolarmente dotate sul piano mnemonico-intellettivo; talora interessano specifici ambiti (memoria per i nomi, le date, i numeri, ecc.);
    • transitorie: sono per lo più connesse a particolari stati emotivi (situazioni catastrofiche, stati crepuscolari) o si rilevano, saltuariamente, negli stati ipomaniacali.
  • riduzione della memoria: sono anche dette ipomnesie-amnesie e rappresentano la riduzione o la perdita delle capacità mnesiche e sono distinte, in base all’eziologia, in:
    • organiche: sono causate da lesioni cerebrali di vario tipo (degenerative, infiammatorie, metaboliche, traumatiche, tossiche) e possono essere:
      • anterograde (deficit di fissazione): perdita o riduzione della memoria degli avvenimenti verificatisi dopo l’evento patogenico, con conservazione dei vecchi ricordi;
      • retrograde (deficit di rievocazione): perdita o riduzione della memoria degli avvenimenti vissuti precedentemente l'evento patogenico (possono essere globali o lacunari);
      • retro-anterograde: associazione di entrambe le condizioni.
    • affettive: sono diminuzioni o perdite della memoria correlate a particolari situazioni affettive; l’esistenza di tale correlazione è suffragata dal fatto che la “debolezza della memoria” è frequente nella depressione o anche negli stati d’ansia generalizzata. In quest’ambito si distinguono i seguenti disturbi:
      • Dimenticanza selettiva (o sistematizzata): consiste nel confinamento nell’inconscio e quindi nella cancellazione di tutti i ricordi riguardanti determinati fatti o persone, in relazione alla loro particolare pregnanza emotiva, che ne impedisce il mantenimento a livello dello stato di coscienza (sostanzialmente si identifica con il meccanismo di difesa della rimozione).
      • Falsificazione mnemonica: costruzione immaginaria, frequente nei bambini e negli adolescenti, realizzata per una particolare necessità emotiva (per esempio, rendersi interessante o giustificarsi). Questa via di mezzo rispetto alla bugia vera e propria può portare il soggetto ad arricchire il proprio racconto di dettagli articolati, apparentemente credibili, ma non rispondenti a verità, al punto da non essere più cosciente della realtà o dell’irrealtà.

disturbi memoria

In base alla qualità, le alterazioni della memoria sono classificate in:

  • Allomnesie: "illusioni della memoria" con deformazioni di engrammi realmente fissati che portano alla percezione di ricordi incompleti, distorti o falsati.
  • Pseudomnesie: "allucinazioni della memoria", distinte in:
    • Falsi riconoscimenti: si tratta di un’alterazione dell’affettività associata alla memoria, per cui il soggetto riconosce come familiare o ricorda una situazione mai vissuta (dèja vu) oppure vive l’esperienza esattamente opposta per cui il soggetto non ricorda una situazione realmente vissuta. Possono essere presenti, come le allomnesie, in condizioni fisiologiche (intensa stanchezza o particolare stress) oppure manifestarsi in condizioni morbose, talora di natura organica (per esempio, l’epilessia del lobo temporale).
    • Falsi ricordi (confabulazioni): produzioni compensatorie di fatti immaginari e fantastici in soggetti con deficit mnesici; sono racconti improvvisati che mascherano il disturbo della memoria del paziente, che sostituisce ai ricordi perduti dei falsi ricordi o ricostruzioni attuali di fatti realmente vissuti. In genere, soprattutto nelle forme organiche, sono mantenuti per poco tempo e quindi cangianti di volta in volta.
  • Criptomnesie: è "il non rendersi conto che si sta ricordando”, in quanto il ricordo perde il suo carattere mnesico specifico e viene esposto come qualcosa di nuovo o originale.

 

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